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Eterologa: su 10mila coppie un terzo va ancora all'estero

Ginecologia Redazione DottNet | 25/04/2018 19:50

Le mete sono soprattutto Grecia e Spagna

Su circa 10mila coppie che ricorrono alla fecondazione eterologa oltre un terzo si reca ancora all'estero. È il fenomeno del "turismo procreativo", soprattutto verso Grecia e Spagna, nonostante la Corte Costituzionale abbia riconosciuto la piena legittimità della metodica in Italia. Lo evidenzia Gianni Baldini, docente di Biodiritto all'Università di Firenze e Direttore della Fondazione Pma Italia. "Con una metafora- spiega Baldini- finalmente è disponibile un'auto, ma senza benzina. La causa della mancata fruizione è dovuta essenzialmente all'assenza totale di donatori e donatrici". 

"Infatti- sottolinea la Fondazione Pma- in Italia non esiste una normativa applicativa che consenta il rimborso dei costi, delle spese e la copertura per l'assenza al lavoro del donatore. Ciò rende necessaria l'acquisizione di gameti da Banche straniere, a prezzi rilevanti. A questa situazione si aggiungono le liste d'attesa, gravose nei pochi centri pubblici in cui l'eterologa viene realizzata". Tra i problemi principali anche la disomogeneità tra Regioni. "A sud di Roma - evidenzia Baldini- tranne qualche eccezione, è impossibile accedere a centri pubblici: non esistono o hanno liste di attesa impossibili". "Queste condizioni - aggiunge la Fondazione Pma- determinano un "turismo procreativo": poiché però le realtà che non offrono il servizio sono anche in stato di rientro finanziario, le prestazioni effettuate fuori regione non possono essere rimborsate. Fino all'approvazione delle tariffe Lea, continuerà la discriminazione tra pazienti".

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Per quanto riguarda l'indagine prenatale sull'embrione per le coppie affette da una patologia genetica trasmissibile, la Fondazione evidenzia che "nonostante la Consulta l'abbia definitivamente ammessa, il Ministero non ha predisposto un'adeguata normativa di riferimento; di conseguenza questo esame continua ad essere erogato in esclusiva da alcuni centri privati a costi molto elevati". Solo di recente la Toscana ha reso possibile nel pubblico la prestazione per le malattie genetiche gravi a costi ridotti.

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